“A riveder le stelle…”. Una Prima particolare al Teatro alla Scala
di Eva Zucchetti (5LD), Erika Guerra, Irene Pittelli, Giulia Sbarretti, Mattea Gorgatti, Angela Rovati, Adriano Castelli, Giorgio Loy (4LA), Clara Iglesias, Marta Scazzola, Gaia Ragno, Eva Gaburri, Giulia Calzavacca, Giorgiana Sandu, Giorgia D’Autilia (4LB)
Il 2020 è stato un anno particolare per tutti noi, un anno in cui abbiamo scoperto quanto è prezioso quello che noi avevamo sempre chiamato ‘normalità’, anche solo uscire o godersi il teatro non è stato più possibile. Nonostante ciò, la Scala in occasione di Sant’ Ambrogio, ha inaugurato la Prima “A riveder le stelle”, la cui regia è stata affidata a Davide Livermore. Questa Prima, come racconta il direttore musicale Riccardo Chailly al giornalista Pierluigi Panza che lo ha intervistato per il “Corriere della Sera”, è stata particolare perché per la prima volta nella storia, il teatro era completamente vuoto. L’orchestra che ha dovuto dirigere non si trovava più nella fossa mistica ma su una specie di tavola posta sulle poltrone della platea. Il direttore d’orchestra così dava le spalle ai cantanti. Il coro è stato collocato nei palchi. Sempre per lo stesso motivo, la serata è stata registrata in più parti poi unite insieme e non è stata trasmessa in diretta come è sempre stato fatto nel corso degli anni.
Il M° Riccardo Chailly dirige l’orchestra e il coro del Teatro alla Scala – Foto Marco Brescia e Rudy Amisano
Il Teatro alla Scala è diventato un grande studio televisivo. “A riveder le stelle” ha inaugurato la stagione del Piermarini dalle 16.45 su Rai 1, ma anche su Radio 3 collegata al circuito Euroradio, in streaming su RaiPlay e su MediciTv e, dalle 20.30, sulla piattaforma digitale di Arte per la trasmissione in Francia e in Germania quindi a porte chiuse con il pubblico virtuale di tv e streaming. Inizialmente doveva essere trasmessa l’opera di “Lucia di Lammermoor”, ma a causa dell’emergenza sanitaria non si sono potuti radunare tutti i professionisti che lavorano per la preparazione della serata e quindi il regista insieme al Direttore Chailly hanno ideato una serie di scene tratte da diverse opere e di diversi compositori che facevano parte del repertorio degli interpreti che hanno accolto l’invito a cantare per la serata del 7 dicembre.
La prima della Scala è stata quindi una vera e propria parata di stelle: si sono esibiti alcuni tra i più grandi cantanti lirici al mondo, come Vittorio Grigòlo, Placido Domingo, Marina Rebeka, Eleonora Buratto, Juan Diego Florez, Lisette Oropesa. A rendere omaggio al repertorio della danza Roberto Bolle, Timofej Andrijashenko, Nicoletta Manni e Virna Toppi.
Durante la serata sono stati omaggiati i più grandi compositori della storia italiana e europea, a partire da Rossini per proseguire con Puccini, Verdi, Giordano e Donizetti, presentando anche autori europei come Georges Bizet. Con il regista Davide Livermore, il Maestro Riccardo Chailly ha messo a punto una drammaturgia di testi che collocano le arie nel contesto delle opere da cui sono tratte, tutti capolavori imprescindibili della storia del melodramma, disegnando filoni tematici e proponendo al pubblico micro racconti chiusi in sé. Questo impianto è stato suddiviso in quattordici capitoli tenuti insieme da citazioni extra operistiche in prosa e in versi.
Uno di questi filoni intitolato “La voce ai deboli” è stata introdotta da un testo in prosa di Michela Murgia, all’ interno del quale la scrittrice descrive l’opera lirica come un efficace strumento di critica sociale.
Michela Murgia – Foto Marco Brescia e Rudy Amisano
I libretti hanno sempre raccontato più volentieri le avventure dei deboli (donne, poveri e servitù), costretti a vivere in un mondo dove solo l’uomo ricco poteva dettar legge: un esempio significativo di questa concezione è costituito dall’ aria “ Regnava nel silenzio”, contenuta nell’ opera donizettiana “Lucia di Lammermoor”. Si tratta della cavatina (Atto I, scena IV) che costituisce l’esordio della protagonista. Lucia, il cui amore per Edgardo è ostacolato dalla famiglia, intraprende una relazione segreta con il giovane. Una sera, mentre lo sta aspettando, è colpita da una visione allucinatoria. Le sembra di scorgere il fantasma di una donna, che anni prima era stata uccisa, poiché coinvolta in una relazione clandestina. Racconta l’accaduto alla sua damigella, la quale mette in guardia la giovane dal rischio di subire la stessa sorte. Lucia, interpretata dal soprano Lisette Oropesa, è vestita in abiti moderni, e incarna l’immagine, purtroppo ancora attuale, della donna sottomessa all’uomo e priva di potere decisionale. In quest’ ottica l’aria può essere letta come un breve momento nel quale viene data “ voce ai deboli”, permettendo alla protagonista di esprimere la propria sofferenza, resa palpabile mediante la proiezione sul un ledwall di un quadro di Jack Vettriano, che raffigura il tumultuoso infrangersi delle onde sulla costa.
G. Donizetti, “Regnava nel silenzio” da Lucia di Lammermoor, Lisette Oropesa soprano (seconda da destra) – Foto Marco Brescia e Rudy
Il capitolo intitolato “La speranza” è stato introdotto da un testo di Aristotele recitato da tre attori da uno dei palchetti. E’ stata scelta una frase nella quale Il filosofo afferma che la speranza “è il sogno di una persona sveglia”. Nell’aria “Nessun dorma”, – che si colloca all’inizio del terzo atto della Turandot di Giacomo Puccini -, questo tema è costantemente presente, ma si accentua in modo particolare nella conclusione, dove il tenore canta a pieni polmoni la celebre frase “all’alba vincerò” ovvero il grido di speranza per la sua vittoria. Calaf, il personaggio principale che intona quest’aria, aspetta il sorgere del sole fremente per conquistare il bacio e l’amore della principessa Turandot.
Il regista Davide Livermore ha scelto una narrazione cinematografica che accompagna ogni aria proposta al pubblico, con lo scopo di enfatizzare quanto espresso dalla musica. Per l’aria “Nessun dorma” ad esempio, nello spazio virtuale intorno al tenore Piotr Beczala – sono state create delle immagini della galassia e delle stelle che si congiungono perfettamente con il crescendo del tenore e di tutti gli strumenti.
Puccini, “Nessun dorma” da Turandot, Piotr Beczala, tenore – Foto Marco Brescia e Rudy Amisano
La serata si è conclusa con il Finale dal Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini. Alle spalle dei cantanti è stata proiettata una suggestiva ripresa aerea di Milano di notte. Le immagini raggiungono la Madonnina e la piazza del Duomo e si concludono in piazza della Scala con il teatro che proietta nello spazio circostante un fascio di luce tricolore. L’insieme è di grande intensità.
Rossini “Tutto cangia”, finale da Guglielmo Tell con Eleonora Buratto, Rosa Feola, Marianne Crebassa, Juan Diego Flórez, Luca Salsi, Carlos Álvarez, Mirco Palazzi – Foto Marco Brescia e Rudy Amisano
La regia di Livermore può essere definita cinematografica, in quanto egli pensa che la convenzione teatrale possa essere resa moderna grazie alla sovrapposizione di montaggio cinematografico e cambio di scena teatrale.
La serata del 7 dicembre ha riscontrato molti pareri positivi: Giangiacomo Schiavi del “Corriere della sera” e Leonetta Bentivoglio per “La Repubblica” hanno sottolineato che per molte persone lo spettacolo, nonostante si sia svolto in maniera differente rispetto agli anni passati, è riuscito a donare fiducia e speranza nel futuro. Gli spettatori quindi, hanno colto i grandi sforzi attuati dai professionisti coinvolti nella messa in scena. Nonostante questo, Sant’Ambrogio c’è stato poiché come affermato da Giangiacomo Schiavi “l’arte, la musica, il teatro e il cinema sono la vitalità e il sentimento ai quali non possiamo rinunciare”. I professionisti della Scala affermano però che nel 2021 se torneranno sarà solo “per riveder le stelle”, per sentire gli applausi e anche i fischi. Nella Scala vuota non ci vogliono più tornare. Arrivati a questo punto si spera solo che la pandemia finisca al più presto così da poter tornare alla normalità e poter godere uno spettacolo alla Scala seduti su una poltrona applaudendo ai grandi artisti. Alberto Mattioli su “La stampa”, afferma che la serata è stata “la compilation delle arie più belle” e elogia coloro che ne hanno fatto parte e hanno partecipato attivamente alla serata. Il giornalista inoltre evidenzia l’idea di fondo dell’impianto proposto da Livermore e Chailly con queste parole: “l’opera diventa autobiografia del Paese”. La giornalista Piera Anna Franini de “Il Giornale” ha definito la serata tanto difficile da mettere in scena quanto meravigliosa nel risultato complessivo. “Il Manifesto”, invece, nel commento di Fabio Vittorini, ammira il grande lavoro svolto da ogni organo partecipante alla serata, nota come ci sia uno sviluppo dal punto di vista digitale e si rattrista per la mancanza del pubblico, sottolineando la grande attenzione ai dettagli e all’estetica che è stata messa nella realizzazione del progetto.
Per il prossimo anno vorremmo proporre un sondaggio agli studenti del triennio, per avere un’idea di quanti sono interessati alla serata del 7 dicembre e hanno conoscenze sul repertorio classico e in particolare sull’opera. Ci piacerebbe chiedere quanti abbiano visto una serata del 7 dicembre, oppure se abbiano conoscenti che possono condividere con loro le proprie considerazioni.
Bisogna ricordare che la nostra scuola ha ospitato negli scorsi anni la Prima diffusa nell’Aula magna della Sede Ascoli, ossia la trasmissione in diretta della Prima della Scala. Non possiamo che augurarci che il prossimo l’esperienza si possa ripetere così da poter vedere insieme dal vivo la serata e in quell’occasione fare al pubblico presente in sala delle interviste “a caldo”.
Gli studenti partecipanti al progetto Prime alla Scala 2020/2021 – sezione operistica: Eva Zucchetti (5LD), Erika Guerra, Irene Pittelli, Giulia Sbarretti, Mattea Gorgatti, Angela Rovati, Adriano Castelli, Giorgio Loy (4LA), Clara Iglesias, Marta Scazzola, Gaia Ragno, Eva Gaburri, Giulia Calzavacca, Giorgiana Sandu, Giorgia D’Autilia (4LB).
La docente referente del progetto prof.ssa Tiziana Sucato.